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(40,1) La Triade Dei Desideri - ‘Orient Express’: trenino nel boschetto
di remigiuslp
20.10.2023 |
3.473 |
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"Chiedendo venia a chi fin qui si è avventurato nel seguirci, lo stesso autore ammette di essersi ingarbugliato, per cui narreremo semplicemente come si..."
“Stai controllando le candele? Le trattiamo anche noi come articolo ma di due generi e materiali decisamente differenti! E uno di questi lo porto sempre con me, arh, arh arh!” L’ossuto giapponese, piegato sopra il motore e sotto il cofano aperto, voltò la testa: un ometto bassotto e larghetto gli stava sorridendo, carezzandosi con fare distratto la patta dei pantaloni. Sigaro in bocca e un abito che pareva più una divisa. Anzi, di fatto lo era: completo nero opaco, camicia con bottoni tirati causa stazza generosa, sul taschino un ricamo in oro stile scudo araldico: ‘G&G Tomba - Forniture e servizi funerari’.
‘Un nome, un destino’, sorrise Kenyuki dentro di sé.
“Eheheheh! So cosa stai pensando: lo abbiamo pure adottato come slogan!”
Indicò un furgone - pure nero - parcheggiato lì vicino. Sulla fiancata lo stesso stemma e sotto, in corsivo e svolazzi: ‘un nome, una garanzia, dal 1909’.
“L’anno prossimo festeggeremo i 70 di attività - quindi questo anno uno di meno, arh, arh, arh! Prima i nonni poi nostro padre e ora noi: Giangino il mio gemello ed io, Giangianni! Abbiamo una vasta gamma di prodotti ma i nostri preferiti sono ceri e supporti: sai, il corretto incastro fra loro è fondamentale per una piena armonia e soddisfazione del cliente, eheheh!”
Il giovane guardò con curiosità il particolare figuro.
“Tu sei quello che ha fatto lo spettacolino con l’Alessia, vero? Eri al tavolo con i quattro boscaioli, i titolari della segheria e quel ragazzotto. Loro figlio?”
Ragazzotto cosa? Guido, il suo amore!
“Sì, un bravissimo giovane: puro, compito, disponibile e aperto a tutti. Gli faccio da autista.”
“Non volevo certo mettere in dubbio la sua innocenza ed educazione, ti chiedo perdono. So che mio fratello ha avuto un ‘abboccamento’ con lui ieri sera e mi ha confermato essere effettivamente molto ‘disponibile’! Me lo ha pure confermato stamattina il vostro ingegnere, quello con i capelli grigi venuto dalla Capitale. Ha aggiunto che la sua ‘apertura’ gioverà molto alla vostra azienda, arh, arh, arh!”
Volata di fumo del personaggio.
“E lui è ‘disponibile’ oppure sei tu ad essere più ‘aperto’ con lui?” Arh, arh, arh!”
Il ventiquattrenne con gli occhi a mandorla non colse quella serie di sottintesi e battute a tratti volgari, tanto radicata e incrollabile era la convinzione che il ‘suo Guido’ fosse per nulla interessato a rapporti fra maschietti.
Non sapeva, tapino, che nel mentre lui danzava nel ristorante, il suo ‘immacolato e irraggiungibile bene’, nei bagni, gratificava di un succoso pompino con ingoio l’alto e magro Giangino. E dopo, il ‘casto e puro’ trascorreva la notte con il brizzolato professionista, esibendosi in figure di grande maestria scopatoria, lasciandosi trapanare nelle più disparate posizioni ideate da quell’esperto in tecniche forestali, svuotandolo infine di ogni traccia di linfa presente nella sacca scrotale che distingue l’uomo dalla donna.
“Su certi argomenti abbiamo aspettative opposte quindi mantengo un certo distacco”, affermò Kenyuki.
L’impresario ghignò, stavolta tastandosi con maggior evidenza l’area dell’uccello.
“Arh, arh arh! Mi dispiace. Ma forse prima o poi qualcuno potrebbe aiutarvi ad ‘approfondire’ il vostro rapporto! Magari senza che voi nemmeno ve ne accorgiate, arh, arh, arh!”
Non immaginava, l’ingenuo, qual complotto diabolico era stato ordito attorno a lui per attirarlo verso un recesso fra gli alberi nei pressi del piazzale, ben noto a passanti ed avventori del ristorante in cerca di fugaci incontri per toccamenti proibiti e svuotamenti di gonadi, in gergo detto ‘battuage’.
Ma non solo lui: anche il suo anelato ‘amore’ doveva cadere in quella trappola che aveva come fine ultimo proprio l’unione carnale fra loro.
Sappiamo infatti che Guido si sarebbe volentieri ciulato Kenyuki - e questo a sua volta lo avrebbe assai gradito ma, a causa di varie problematiche - che per semplicità chiameremo ‘paranoie’ - tale copula non era riuscita fin lì a concretizzarsi.
Per meglio spiegare tutto l’intrigo e con l’occasione dare soluzione ai calcoli relativi a due ‘inculate seriali’, presentati nel XXXVII capitolo di questa lunga saga della ‘Locanda nella foresta’, abbiamo pensato di ricorrere all’elettrotecnica ed in particolare al condensatore. È questo micidiale ordigno - come tutti sanno - composto da due poli: il rampollo d’azienda di 16 anni Guido da una parte e l’asiatico autista Kenyuki - che di primavere sul groppone ne aveva a quel tempo, luglio 1978 - già 24, dall’altra.
Per ‘scaricare’ la tensione accumulata, si frappose il necessario ‘dielettrico’, che nel nostro caso ed in sostanza non da una piastrina di vetro, carta o classica mica era rappresentato, bensì da quel moretto con bel culetto assai intra-‘prendente’ ma anche ben dotato ‘dante’: nientepopodimenoché il famigerato 18-enne Diego. Per cui, preso cazzo da Guido a mezzogiorno, introdusse il suo nell’orifizio del Kenyuki la mezzanotte successiva, realizzando con due ‘agganci’ - 16 dentro 18, indi 18 nel 24 -, pur virtualmente ,il primo ‘trenino’.
Come i lettori più affezionati hanno potuto già apprendere, alcuni gemiti al termine di questi due ‘accoppiamenti‘ - per la precisione mentre i tarelli irroravano le rispettive canne anali -, contenevano in modo quasi inavvertibile i nomi fatidici dei rispettivi obiettivi: di sesso il primo - ‘Ken…yuki!’ - e d’amore il secondo - ‘Gui…do!’ Questi, giunti all’orecchio fino di Diego, ne risvegliarono la fantasia, ormai totalmente corrotta, la quale iniziò a galoppare per architettare un piano finalizzato ad una sana chiavata diretta fra i sunnominati. Ma, tanto per rendere la cosa più stuzzicante, l’amplesso avrebbe dovuto avvenire a reciproca insaputa per svelare l’arcano ai due solo dopo. O forse anche no, lasciandoli sadicamente crogiolare nei rispettivi blocchi mentali.
Ora rimarrebbe da risolvere la seconda formuletta, da svolgersi in ‘1 boschetto con 4 cazzi’. Chiedendo venia a chi fin qui si è avventurato nel seguirci, lo stesso autore ammette di essersi ingarbugliato, per cui narreremo semplicemente come si svolsero i fatti. Nel boschetto.
Torniamo quindi alle sette di quella mattina quando Diego, da serio tuttofare, prese servizio dietro il banchetto della reception (pronuncia ‘recèpzion’). I proprietari del vicino stabilimento avevano infatti annunciato la loro imprevista partenza pressoché immediata e lo incaricarono di avvisare il loro ‘delfino’ Guido.
Non rispondendo il giovanetto al citofono interno della camera a lui assegnata, il sagace inserviente premette il tasto di quella dell’ingegnere.
“Il signorino Guido è atteso per la colazione.”
Lì infatti lo trovò avendo notato, durante la movimentata cena precedente, sguardi d’intesa e qualche tastamento sotto il tavolo fra il brizzolato maturo e il ‘puro, disponibile e aperto ragazzotto’.
Va aggiunto - a titolo informativo - che ai suoi occhi non era nemmeno sfuggita la sortita dello stesso nei bagni - durante i giri di danza del giapponesino e di Alessia -, tosto seguito dall’altro dei Tomba - Giangino - del quale, avendo seguito i due nella toletta, percepì il mugolare:
“Bravo puttanello, ciucciami il manganello ché poi ti regalo il latticello! Mmmmhhh!”
Comunque il maschietto, probabilmente riassettatosi alla meglio per l’imprevisto richiamo, si presentò dopo un po’ in sala, accomodandosi vicino ai genitori, i quali lo rimbrottarono scherzosamente per l’aria alquanto sbattuta, ipotizzando quale causa il tumulto della serata. Tumulto, certo: di falli in ore prima e nel deretano poi!
Gli dissero poi che lui e Kenyuki avrebbe potuto imboccare la via del ritorno senza fretta.
Diego era dispiaciuto, essendo il tempo disponibile per attuare il suo disegno assai limitato. Gli venne incontro la fortuna, impersonata dai becchini ‘G&G’ i quali, sedutisi al bancone del bar per bere un caffè, da imprenditori spicci e pragmatici quali erano, palesarono subito e senza troppo parafrasare, ciascuno un doppio proposito: Giangino, dopo il bocchino del giorno prima ‘aprire’ il buchino del giovane Guido, aggiungendoci il desiderio di ‘saggiare’ nella sua propria retrovia, il pitone di Diego, ben evidenziato durante la cena malandrina sotto il purpureo jeans - in breve fottere il rampollo e farsi fottere dal cameriere. Il forellino dello stesso Diego era a sua volta oggetto di bramosia da parte del Giangianni, il quale intendeva infilzarlo per bene, abbinando una visita linguale al corrispondente di Kenyuki, elegantemente definito come ‘celletta celata nello scultoreo tempietto’.
Una lauta mancia avrebbe oliato il tutto.
Il dipendente della locanda illustrò a sua volta le proprie intenzioni, in particolare giungere ad una trombata fra il ‘ragazzotto’ e l’orientale. Fra i tre ci fu pronta e completa intesa e ne scaturì un progetto porco e ambizioso, fra cui il tradurre in realtà un intramontabile sogno lascivo di recchioni, bisessuali e depravati in genere: uno dentro l’altro, a formare una sodomitica catena. L’operazione venne ovviamente chiamata ‘Orient Express’.
Fu necessario attendere il mezzogiorno, sia per lasciare partire i ‘vecchi’ che per altri qui non interessanti motivi.
Ordunque, come abbiamo già visto all’inizio, il cicciotto cinquantenne Giangianni approcciò Kenyuki e, dopo una nemmeno troppo manovra di aggiramento, lo persuase a seguirlo nella peccaminosa boscaglia, apostrofandolo con parole argute:
“Ieri, il tuo sederino da sballo e quel contrasto nero-giallo dello slippino porcellino sotto i pantaloni me lo hanno fatto intostare alla grande e non sai, dopo, quanta ne ho spruzzata!”
Il levantino non si oppose a seguirlo, bramando e sperando in una sciabolata di nerchia.
Il gemello intanto intercettava Guido e lo conduceva lì accanto, con la promessa di una sana silurata. Le due coppie, pur tanto vicine, non potevano vedersi né sentirsi perché separate da alti cespugli.
Oltre a richiedere ai due di limitare al massimo gemiti, lamenti ed affini per non attirare curiosi, un forte rumore di fondo proveniente dalla segheria copriva ulteriormente le peccaminose azioni dei quattro.
Il rotondo Giangianni, messo alla pecorina lo smilzo nipponico su una piastra di roccia ben adatta alla bisogna, abbassati calzoni e l’immancabile perizoma, si tuffò con mani e bocca - e pure qualche dente - sulle dure natichine, affondando e pennellando poi sullo sbocco anale fra queste.
Per gli altri due era previsto esordio diverso: lo snello Giangino - al contrario della sera avanti - doveva offrire una generosa succhiata di fava al giovane Guido.
Un caldo venticello stormiva fra le foglie, amplificando la delizia dei quattro: l’accurato cunnilinguo di qua e il succoso servizietto orale di là. L’umida danza di lingua su chiappe e buco del culo, contrapposta ai decisi risucchi della bocca sul cazzo.
Trascorso il previsto e adeguato tempo, ad un fischio concordato i due beccamorti si scambiarono posto e ruolo: al Kenyuki toccò spompinare il Giangino e al ragazzotto il Giangianni.
Anche il piacere di questa doppia fellatio fu accresciuto dallo svolgersi all’aperto e in condizioni climatiche ideali.
Vanno ora dati alcuni chiarimenti e informazioni per meglio assaporare questo silvestre quadretto di sesso virile e la sua conclusione.
Innanzitutto che se la Natura aveva tanto scherzato con i due eterozigoti, differenziando assai i loro fisici - cicciotto bassotto l’uno, asciutto slanciato l’altro - aveva compensato con la virtù meno apparente, fornendoli di identica artiglieria, perdippiù di dimensioni non indifferenti.
Da aggiungere che se il primo si poneva nel suolo ruolo cosiddetto di ‘attivo’, l’altro aggiungeva la funzione da definirlo ‘versatile’.
E ancora ma non poco importante: i due fra loro assolutamente non praticavano.
Infine un vezzo che la coppia soleva spesso imporre ai malcapitati ‘prendenti’, in occasione dei frequenti riti orgiastici: prima della penetrazione, infilare le teste in cappucci di pesante tessuto nero, dotati di particolari tasselli su orecchie e bocca, non solo per limitare emissioni e percezioni, ma soprattutto per giocare sull’emozione di essere trivellati da due cazzi pressoché uguali ma appartenenti a due maschi di struttura ben diversa.
Questo ghiribizzo centrava perfettamente anche l’anelito del cameriere di far scopare Guido e Kenyuki senza reciproca coscienza, realizzando inoltre la sibillina affermazione in avvio di questo racconto: ‘forse prima o poi qualcuno potrebbe aiutarvi ad il vostro rapporto! Magari senza che voi nemmeno ve ne accorgiate!’
Così si poté giungere all’atto conclusivo, con l’entrata in scena del quinto attore, ovviamente il nostro Diego il quale - ‘dielettrico’ come prima accennato - permise di ottenere gli incastri corretti, rispettando le esigenze di ognuno.
Quindi si compose questa sequenza:
Giangianni in Diego - Diego in Giangino - Giangino in Guido e IN TESTA: Guido in Kenyuki!
Lo ‘Orient Express’ si compose e avviò: un convoglio di maschi pressati l’uno contro l’altro, intimamente agganciati tramite i loro membri, serpentone ondeggiante di gambe, tronchi e braccia.
La durata non fu riportata ma per i partecipanti fu un’esperienza mirabolante, un momento di intensità incredibile, un bagno di lussuria totale. Narrano inoltre gli elfi che mai spettacolo simile fu visto né poi rivisto nella grande Selva di Mezzo.
Gli orgasmi giunsero infine in perfetta successione: Giangianni fu il primo e solo quando ebbe terminato di irrorare Diego, questi iniettò Giangino, il quale attese di esser riempito per spruzzare i suoi fiotti in Guido che solo a sfintere colmato sparò a piena potenza nella canna di Kenyuki, donandogli inconsapevolmente il suo seme.
La consegna del silenzio - compreso il freno a mugolii e affini - permise di non far riconoscere fra loro locomotiva e primo vagone: Kenyuki e Guido.
* * * * * *
Così terminò la ‘Triade dei desideri inespressi’ - ora forse da modificare in ‘desideri ignoti’ - poiché non è dato sapere se i cappucci furono infine sfilati, rivelando la verità, oppure i due avessero, almeno fino a quel giorno, continuato a soffrire, convinti del reciproco disinteresse verso le copule sodomitiche.
Di certo il furgone ‘G&G Tomba - Forniture e servizi funerari’ lasciò il piazzale della locanda poco dopo mentre le candele dell’altra auto, ben controllate, permisero a Kenyuki di guidare senza pensieri, riportando Guido a casa sano e salvo.
E Diego? All’ombra dell’insegna ‘Ristorante con alloggio, aperto 24 ore’ tornò a servire, aiutare in cucina, rigovernare camere, fare piccole riparazioni e altro ancora.
Assicuriamo soltanto che le scopatine del capitolo XXXIII bis con Alessia divennero prassi quasi settimanale, in omaggio ed ossequio - per un ‘bifronte’ - al motto rubato maccheronicamente al Vate: ‘memento fica semper!’ E noi aggiungeremo: ‘sine obliviare cazzum!’
Ottobre 2023
(40,1)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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